Storia

All’inizio del 1900 a Salerno iniziò a prendere piede sempre di più un nuovo tipo di sport: il calcio.

Questo sport veniva praticato amatorialmente per strade e in grandi piazze o spiagge, come quella di Santa Teresa.

Nei primi anni dieci nacquero le prime società pioneristiche, tra queste c’era la Salerno Foot-Ball Club, il cui presidente era Donato Vestuti, il quale, il 22 febbraio 1913, organizzò la prima gara “ufficiale” della sua squadra: nel campo di Piazza D'Armi si affrontarono il Salerno e il FBC Settembrini, e la sfida si concluse con un 2-0 per i padroni di casa.

A partire dal 1913 nacquero diverse squadre nel territorio cittadino (come Audax Sport Club Salerno) e provinciale, ma con l'entrata in guerra dell'Italia tutte le attività furono temporaneamente sospese.

Nel 1918, con la scomparsa del presidente Vestuti, vittima della guerra, il Salerno FBC si sciolse, ma questo nuovo sport era ormai diventato sempre più popolare, tanto è che si sentiva sempre più spesso parlare di  calcio nei bar e pub cittadini.

Uno dei maggiori appassionati di calcio era Matteo Schiavone, il quale, dopo numerose insistenze, convinse un gruppo di amici a formare una nuova società calcistica.

E’ così che il 19 giugno 1919, al n. 67 di Corso Umberto I a Salerno, si svolse l'assemblea della costituenda Unione Sportiva Salernitana, con presidente Adalgiso Onesti e soci fondatori Vincenzo Giordano e Matteo Schiavone, che furono anche i primi allenatori della Salernitana.

La maglia ufficiale di questa squadra fu inizialmente a righe verticali bianche e celesti.

La neonata squadra campana partecipò al suo primo campionato nell'inverno del 1920 iscrivendosi nel torneo di Promozione del Comitato Regionale Campano.

Venne inserita nel sottogirone B ed esordì nel match in trasferta contro lo Stabia, vinto per 1-0 con gol di Aliberti al 75'.

La Salernitana vinse 6 gare su 6, concludendo il proprio girone al primo posto e venne ammessa nel campionato di Prima Categoria della Campania.

In seguito a problemi di carattere tecnico ed economico la Salernitana, nel dicembre del 1922, decise di fondersi con i concittadini dell'Audax Sport Club, diventando Società Sportiva Salernitanaudax.

La presidenza del club fu affidata a Raffaele Schiavone ed i colori sociali sono il celeste-nero,fusione tra il biancoceleste della Salernitana ed il bianconero dell'Audax.

La presidenza fu, in seguito, affidata per pochi giorni ad Adalgiso Onesti, prima di passare a Settimio Mobilio e poi a Carmine Caiafa.

Nel 1924-25 la Salernitana evitò la retrocessione battendo lo Stabia in uno spareggio.

Purtroppo questa vittoria risultò inutile per l'istituzione al termine della stagione dei gironi interregionali.

Il conseguente aumento di spese spinse i dirigenti a rinunciare al campionato seguente.

Cosi la Salernitanaudax sparì.

Il calcio a Salerno proseguì con il Campania,appena affiliato alla FIGC, che nel 1925-26 partecipò al Campionato di Terza Divisione, ottenendo una splendida promozione.

La Salernitana venne rifondata attraverso la fusione tra due squadre,il Campania e la Libertas Salerno. Il nome sociale era Unione Sportiva Fascista Salernitana,mentre come colore sociale fu scelto quello del Campania,il granata.

La Salernitana ritornò in campo, dopo due anni, il giorno 2 novembre 1927, giocando nel girone campano (il "C") del campionato di Seconda Divisione 1927-1928.

Nel campionato 1937-1938 la Salernitana vinse il campionato di Serie C girone E, davanti a squadre blasonate come Catania, Foggia, Cosenza, Cagliari, Lecce.

I ragazzi guidati dal tecnico ungherese Ferenc Hirzer e dal nuovo presidente Giuseppe Carpinelli riuscirono per la prima volta nella storia del club a raggiungere la seconda serie nazionale.

Nella stagione cadetta 1938-1939 la Salernitana si mostrò molto prolifica sotto porta, e considerando che prima della promozione in B avvenuta nella precedente stagione militò per anni in terza serie, è da riconoscerle il merito di aver saputo fronteggiare a testa alta la fortissima Fiorentina di allora, dominatrice del torneo: i ragazzi guidati da Carpinelli pareggiarono 1-1 in casa contro i viola (11 dicembre 1938).

Per cui, anche se alla fine si classificherà al diciassettesimo posto, retrocedendo, la compagine campana si tolse anche qualche significativa soddisfazione.

La Salernitana tornò in Serie B nella stagione 1942-1943, ma a causa della sospensione dei campionati avvenuti per lo scoppio della seconda guerra mondiale vi partecipò solo quando l'Italia fu liberata dall'occupazione nazifascista.

Il 10 dicembre 1943 la Salernitana assunse definitivamente il colore granata sulle divise di gioco, e le attività sportive nazionali ripresero nel 1945.

Con la ripresa dell'attività calcistica nazionale la Salernitana venne ammessa al Campionato Centro-Sud Serie A-B 1945-46, mentre nel 1946-1947 vinse il proprio girone di Serie B e venne promossa in Serie A.

I granata giunsero primi in classifica, dominando dunque il torneo cadetto del girone meridionale grazie al contributo di giocatori come Jacovazzo, Margiotta, Valese, Onorato e Vaschetto.

Il tecnico della prima Salernitana in Serie A fu Gipo Viani, il quale si affidò al suo particolare modulo di gioco: il cosiddetto "Vianema", che ha come punto cardine il ruolo del libero, fatto interpretare ad arte ad Alberto Piccinini, padre del celebre giornalista sportivo Sandro.

La compagine di Salerno terminò il suo primo anno di Serie A al quart'ultimo posto, e retrocesse di conseguenza nella serie inferiore. La Salerno calcistica, in quell'anno di Serie A, venne danneggiata con arbitraggi ritenuti eccessivamente a favore della Roma, che ottenne la salvezza proprio a scapito del club campano. Il commento di Antonio Ghirelli nella sua "Storia del Calcio in Italia" ne dà un'idea: "...la Salernitana si vide sacrificata all'ultimo ad un club più potente e più ricco, la Roma, che poté salvarsi grazie ad un arbitraggio molto discutibile in occasione del confronto diretto, a due giornate dalla fine". L'arbitro del match decisivo, il fiorentino Vittorio Pera, qualche anno dopo sarà riconosciuto colpevole di un altro episodio di corruzione a favore della stessa Roma, e dopo un'inchiesta della Federazione sarà squalificato a vita.

Dal 1948 al 1950 la Salernitana disputò, in Serie B, dei tranquilli campionati di metà classifica. Nel 1950, durante la partita col Genoa, a causa di un gol non convalidato, si verificò a Salerno la prima invasione di campo del dopoguerra in Italia.

Nel torneo di Serie B 1952-1953 la Salernitana nella sua prima gara ospiterà il Messina, e in quell'occasione (Salerno, 14 settembre 1952) lo Stadio Comunale venne intitolato a Donato Vestuti.

Subito dopo la guerra infatti il campo Littorio venne rinominato Stadio Comunale, ma i giornalisti salernitani, tuttavia, erano concordi nel chiamarlo Renato Casalbore nei loro resoconti, in onore del collega perito nella tragedia di Superga. Il Comune risolse la questione intitolando lo stadio a Donato Vestuti e dedicando a Renato Casalbore la piazza antistante lo stadio.

La stagione di Serie B 1955-1956 vide la Salernitana retrocedere in Serie C.

Il 28 aprile 1963 si verificò a Salerno un episodio tragico: durante la gara Salernitana – Potenza (valida per il primo posto e per la promozione) alcuni tifosi locali, inferociti per l'andamento della partita, invasero il campo dello stadio Vestuti. Nel tentativo di disperdere i rissosi un poliziotto esplose alcuni colpi in aria e proprio uno di questi proiettili ferì mortalmente alla tempia destra il quarantottenne Giuseppe Plaitano, che stava assistendo la partita dalla tribuna. Plaitano è il primo tifoso in Italia a perdere la vita in seguito a incidenti negli stadi, e a lui è dedicato uno dei club del tifo più importanti della città.

Nella stagione di Serie C 1965-1966 la Salernitana ottenne la promozione in serie B sotto la guida tecnica di Domenico "Tom" Rosati.

Arrivata in Serie B (campionato 1966-1967) la società campana si costituì in s.p.a. (società per azioni) ma i granata, neopromossi, non riuscirono a reggere il confronto con le altre compagini cadette e ad evitare la retrocessione

Nel 1969 scomparve Gipo Viani, vale a dire l'allenatore della prima volta della Salernitana in serie A.

Sempre in quell’anno che la società granata ottenne un importante successo con la squadra giovanile (Juniores), che si aggiudicò il prestigioso trofeo del Campionato Nazionale Dante Berretti.

Nel campionato di serie C 1970-1971 la Salernitana sotto la guida di "Tom" Rosati, allestì una squadra per la promozione in serie B, ma arrivò seconda, alle spalle del Sorrento.

Nella stagione 1976-77 la società fu grave crisi con stipendi ai giocatori non pagati e un passivo di 1.359.000.000 di lire e questi problemi economici continuarono negli anni successivi, tanto è che il 6 Marzo del 1980 scattò la messa in mora della società e tutti i giocatori vennero svincolati dai loro contratti.

Nonostante tutto ciò, la Salernitana tutto sommato non sfigurò né in campionato né nelle altre competizioni: si classificò al settimo posto) e per la prima volta nella sua storia, nel 1979-80, disputò la finale di Coppa Italia di Serie C, in cui vinse all'andata (a Salerno) contro il Padova per 3-1, ma non vinse nella partita di ritorno (che finisce 4-0 per i padroni di casa), e a causa della differenza reti fu il Padova a vincere il trofeo.

A partire dalla stagione di serie C1 1981-1982 la Salernitana ebbe il primo sponsor della sua storia: la pasta Antonio Amato.

Con il grande acquisto Agostino di Bartolomei per il campionato 1988-99, partita con propositi di promozione riuscì miracolosamente a salvarsi, ma con una rinnovata società, la Salernitana ritornò in Serie B dopo 23 anni al termine del campionato di C1 (girone B) del 1989-1990. Grazie ad un campionato disputato brillantemente, i granata riuscirono ad abbandonare la C1 e ad essere promossi in B. Guidata dal tecnico Giancarlo Ansaloni, il capitano Agostino di Bartolomei e il presidente Peppino Soglia, la Salernitana concretizzò la sua promozione nell'ultima gara della storia dei granata disputata nello Stadio Vestuti, stracolmo per l'occasione, con lo 0-0 contro il Taranto.

Nella stagione 1990-1991 venne inaugurato il nuovo Stadio Arechi, e dopo 23 campionati di C1 la Salernitana si ritrovò di nuovo in Serie B, ma non riuscì a permanere nella categoria e tornò nuovamente in terza serie.

Nella stagione 1993-1994 dal Foggia arrivò a Salerno Delio Rossi, allenatore giovane, alla sua prima esperienza con una squadra professionista. Con una squadra composta dal portiere Antonio Chimenti, i difensori Vittorio Tosto e Salvatore Fresi, gli esterni Ricchetti e De Silvestro, i centrocampisti Strada, Breda e Tudisco, e il capocannoniere del torneo Giovanni Pisano la squadra arrivò terza e raggiunse i play off. Vinti i play off contro Lodigiani e Juve Stabia la Salernitana ritornò in B.

Nel torneo 1994-1995 la Salernitana sfiorò la promozione in serie A giungendo quinta, e ripetette lo stesso piazzamento nel campionato 1995-1996, quando ingaggiò l'allora poco esperto allenatore Franco Colomba.

Nel campionato 1997-1998 il presidente Aliberti decise di riportare a Salerno il tecnico Delio Rossi. La scelta sarà azzeccatissima: la Salernitana tornerà in Serie A. L'organico venne arricchito di forze nuove, come il portiere Daniele Balli, i difensori Ciro Ferrara e Vittorio Tosto (entrambi già ex), e poi Cudini, Franceschini, i fratelli Giacomo e Giovanni Tedesco, Ciro De Cesare, Greco, e Marco Di Vaio, il quale affiancò in attacco Edoardo Artistico (acquistato la stagione precedente) e con il quale formò la più prolifica coppia-gol della stagione. Di Vaio, inoltre, conquisterà il titolo di capocannoniere della Serie B.

La Serie A, nella stagione 1998-1999, vide per la prima volta dopo cinquant'anni la presenza della Salernitana.

La squadra campana, sotto la guida di Delio Rossi prima e di Francesco Oddo poi, per un solo punto non riuscì a mantenere la massima serie.

Nella stagione 2002-2003 la Salernitana non riuscì ad evitare la retrocessione in Serie C1.

In seguito a una vicenda sportivo-giudiziaria (il "Caso Catania") che si protrasse per tutta l'estate, la Salernitana venne ripescata in B con Catania, Genoa e Fiorentina.

I granata disputarono poi un campionato di media classifica, e riuscirono a salvarsi sotto la guida dell'allenatore Angelo Gregucci e grazie alle reti del giovane attaccante Raffaele Palladino, ma una volta ottenuta la salvezza, la Salernitana venne dichiarata non idonea a disputare il successivo campionato per inadempienze economiche.

 Nell'estate del 2005 una cordata di imprenditori guidata da Antonio Lombardi, avvalendosi del Lodo Petrucci fondò la Salernitana Calcio 1919, e in questo modo la Salernitana venne fatta ripartire dalla Serie C1.

Nella stagione 2007-2008, dopo un ottimo girone di andata, la Salernitana si laureò campione d'inverno; tuttavia, dopo una sconfitta contro il Taranto, venne esonerato l'allenatore Agostinelli e ingaggiato il tecnico Fabio Brini, con il quale il 27 aprile 2008, grazie alla vittoria per 2-0 sul Pescara la Salernitana raggiunse la promozione matematica, tornando in Serie B dopo tre anni.

La Salernitana partecipò inoltre per la prima volta alla Supercoppa di Serie C1, che andò al Sassuolo. Al secondo anno consecutivo in B (stagione 2009-10), partita con l'intento di una salvezza tranquilla, la squadra campana concluse il campionato all'ultimo posto ritornando in terza serie.

Nel luglio del 2010, una volta iscritta la squadra al campionato, Lombardi annuncia le sue dimissioni da presidente del club (pur restandone proprietario) lasciandone la gestione ad Antonio Loschiavo e Nicola Salerno,che sceglie l'ex capitano granata Roberto Breda come allenatore.

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